Mia
Il titolo non è di certo un caso. Un pronome possessivo attribuito ad un’adolescente, ragazza semplice e ribelle, con le richieste strampalate ma normali, difficili ma non impossibili da gestire, nel periodo più duro. Il film si condensa in una libertà perduta. La libertà di avere dei bisogni, la libertà di scelta e la possibilità di avere propri sogni, magari “sbagliati”, irraggiungibili e non condivisibili. Perché il sottotesto del film è proprio questo: cosa c’è di sbagliato ad avere dei desideri, seppur non convenzionali, se questi stessi sono giovani, in erba e senza malizia. Il possesso è certamente il tema centrale del film, che è un crescendo di tensione. Ci regala momenti di delicatezza mista a tenerezza ma al tempo stesso investe il pubblico di tensione emotiva in un crescendo…