Presentazione del libro “Storie di extracomunitaria follia”
La Protos Edizioni ha presentato, sabato 17 dicembre presso la sua sede a Roma, il libro “Storie di extracomunitaria follia” di Claudiléia Lemes Dias. La relatrice dell’evento, Concesion Gioviale, scrittrice, amministratrice del movimento artistico “In giro con l’arte”, ha definito l’autrice “Un cuore che cammina, con una particolare sensibilità verso gli altri.”
Claudiléia Lemes Dias, è laureata in Legge presso la Pontificia Università Cattolica del Paranà, uno Stato del Brasile, suo paese natale, ha conseguito un Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani e un Master in Mediazione Familiare presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di
Roma. La scelta universitaria è stata dettata dalle esperienze vissute in Brasile. Infatti, spesso mentre tornava a casa vedeva per la strada persone morte ammazzate dai narcotrafficanti. Questo l’ha segnata e messa di fronte ad un bivio: studiare giurisprudenza o psicologia.
Da sempre impegnata nel sociale per la tutela dei diritti civili, nel 2015 ha aperto il blog “L’arte di salvarsi” dove analizza la psicopatia nei rapporti familiari e di coppia, e in particolare affronta il tema della violenza sulle donne. Si trovano, tra l’altro, contenuti medici, scientifici, giuridici e di auto aiuto per le persone che vivono relazioni interpersonali problematiche e per coloro che sono vittime di violenza fisica e psicologica.
Oltre all’attività di giurista affianca quella di saggista, annoverando una ricca produzione di articoli giuridici in portoghese e in italiano, e di scrittrice di romanzi e di racconti, dove riporta le sue esperienze di vita. Un esempio è dato dal primo racconto del volume “Storie di extracomunitaria follia” nato come sfogo per la situazione che stava vivendo. Mentre svolgeva il Dottorato di Ricerca in Sistema Giuridico e Romanistico presso l’Università degli Studi di Tor Vergata di Roma, era una giovane ricercatrice e non vedeva nessuna prospettiva per se stessa.
Analizzando la propria condizione, trovava una similitudine tra gli studenti universitari e gli immigrati che hanno un talento, ma devono accontentarsi di un lavoro al di sotto delle proprie attitudini e potenzialità (baby sitter, volantinaggio) per potersi mantenere.
Alla domanda di Concesion sul motivo per cui abbia scelto la narrativa e non la legge per esprimersi, Claudiléia ha risposto: “La scrittura ha scelto me.”
L’autrice ha parlato anche della differenza tra scrivere un romanzo, dove lei conosce sempre la parte iniziale e quella finale della storia, cosa avverrà nel mezzo non lo sa ma è un lavoro lineare, e scrivere racconti, decisamente più complesso, perché deve dare a tutti uno stesso tono.
La Protos Edizioni ha pubblicato una nuova edizione del libro, uscita a distanza di dieci anni dalla precedente e arricchita di alcuni racconti inediti.
Il volume affronta il tema della migrazione, anche degli italiani all’estero, a trecentosessanta gradi: infatti gli stessi immigrati hanno delle convinzioni dettate da stereotipi.
In “Demostene”, uno dei racconti inediti, il protagonista è un bambino filippino che vive in una grande villa sull’Appia Antica, a Roma, insieme ai genitori. Questi si occupano della gestione della casa e del giardino ed hanno poco tempo per stare con il figlio. Il piccolo non è molto considerato, a differenza del cane dei proprietari verso cui nutre un profondo risentimento. Il bambino decide di sequestrarlo e di portarlo da un compagno cinese, perché il padre ha un ristorante e sa che i cinesi mangiano i cani. Quando viene smentito, si mortifica e rincasa con l’animale; al ritorno trova il papà che lo rimprovera per il suo gesto. Un aspetto interessante e significativo è il dialogo tra i piccoli che avviene in romano, mentre quello tra padre e figlio si svolge nella propria lingua madre: in tutti i racconti ci sono scontri e incontri di nazionalità diverse.
Mentre li scriveva, Claudiléia ha provato commozione e, riprendendoli dopo dieci anni, è rimasta molto colpita dalla loro attualità.
Lei stessa da immigrata ha vissuto diversi pregiudizi nei confronti dei brasiliani: le immagini stereotipate dei bambini per strada, delle spiagge di Copacabana, il mito del calcio; d’altra parte anche l’autrice, quando viveva in Brasile, aveva un’idea distorta dell’Italia, lo considerava un paese pieno di romanticismo (ascoltava le canzoni di Peppino di Capri, Eros Ramazzotti e Laura Pausini), e pieno di uomini alti e belli, come i calciatori. Quando si è trasferita a Roma, ha conosciuto cantautori importanti come Lucio Battisti, Fabrizio De André, Ivano Fossati, e scrittori del calibro di Italo Calvino, Leonardo Sciascia, Pier Paolo Pasolini, Antonio Tabucchi, capendo quanto sapesse poco del nostro paese.
Una cosa che l’ha colpita sfavorevolmente è il non voler conoscere l’altro, una delle cause dei pregiudizi. Ritiene, inoltre, che la parola inclusione sia troppo abusata.
“Chi include chi? Siamo tutti diversi. Ogni essere umano è singolo al mondo. Quando capisci che l’altro è diverso da te, ti arricchisci. Ogni essere umano che conosciamo è un arricchimento.”
Secondo Claudiléia le feste e la letteratura sono due mezzi fondamentali per la conoscenza tra le persone e il contatto tra culture diverse. Le prime, organizzate da alcuni Municipi di Roma e la seconda, attraverso i concorsi tra cui “Lingua madre” (concorso letterario vinto dall’autrice nel 2008) aiutano ad esprimersi, a raccontarsi. La scuola, tuttavia, ricopre il ruolo fondamentale di sradicare i pregiudizi.
“Storie di extracomunitaria follia” è un libro adatto a tutti, potente, commovente e molto colorato.
Di Federica Tarquini