Alessandro Manzoni è considerato uno degli scrittori più importanti della letteratura italiana, vissuto sotto l’alito dell’illuminismo, del romanticismo e – infine – trasportato nella dimensione della fede cattolica. Fu celebre per aver dato vita all’epopea di Renzo e di Lucia ne I Promessi sposi; opera considerata come fondatrice sia da un punto di vista narrativo che anche – e soprattutto – linguistico.
Alessandro Manzoni è stato ampiamente trattato da innumerevoli critici ed autorità di filologia e linguistica italiana perché con la sua coppia di sposi e con il contorno storico italiano del ‘600 con la conquista spagnola e – anche – la ‘grande peste’, si dipanano una serie di avventure per questa ignara e innocente coppia di giovani popolani.
Alessandro Manzoni nel suo secolo
Il giovane Manzoni assorbe – quindi – molto sia dal pensiero illuminista e sia dal pensiero romantico proveniente dalla Germania. Proprio questa mescolanza culturale, percettiva e sociale ha permesso all’autore lombardo di iniziare a lavorare ad un’opera complessa nella trama e nella quantità di personaggi inseriti in essa ovvero I promessi sposi che vedrà due pubblicazioni ma ne parleremo più in dettaglio fra poco.
Per ora continuiamo a parlare della vita del Manzoni che, alcuni critici pensano, possa essere stato il frutto di una relazione clandestina precedente al matrimonio della madre con il conte Manzoni e che la vide – forse – protagonista di un rapporto con Giovanni Verri (padre di Pietro ed Alessandro) ma non ci sarebbero prove certe a riguardo. Questa relazione non è tanto importante per tracciare un minuzioso albero genealogico di Alessandro Manzoni quanto per mostrare la ‘modernità’ della famiglia materna; va ricordato che, a quei tempi, la donna non aveva la possibilità di vivere in modo del tutto libero la propria vita sentimentale e sessuale. In contrapposizione abbiamo un’educazione rigorosamente cattolica che sarà estremamente importante e significativa nella stesura della storia tra i due innamorati ostacolati.
Alessandro Manzoni con Renzo e Lucia
L’autore milanese ha pubblicato il suo più grande romanzo storico familiare I promessi sposi in due versioni: la prima versione nel periodo 1825 e 1827 (chiamata, di conseguenza, la ventisettana) ed una versione definitiva del periodo compreso del 1940 e 1842 (chiamata la quarantana).
Si racconta che il Manzoni, ossessionato dalla sua opera, abbia bagnato la sua opera nell’Arno (fiume che bagna, tra l’altro, la città di Firenze) perché credeva di doverla purificare e per ricevere la benedizione (simbolicamente un battesimo) dei grandi autori della lingua italiana Dante, Petrarca e Boccaccio.
Manzoni, infatti, non realizzò soltanto un romanzo storico minuzioso e linguisticamente ben fatto e strutturato ma consacrò la definitiva affermazione di una lingua italiana; dobbiamo, infatti, ricordare che il passaggio (e quindi l’affermazione) del volgare fiorentino a lingua italiana si realizzò definitivamente proprio grazie al lavoro di Alessandro Manzoni che lavorò su una scelta lessicale in base alla lingua effettivamente parlata nel periodo romantico in Italia. È estremamente importante ricordare che il volgare non aveva ancora una sua ufficializzazione nel periodo in cui venne scritta e pubblicata l’opera manzoniana e qui sta la vera grandezza; concepire un’opera senza la presenza di un dizionario e di una grammatica ufficiale della lingua utilizzata.
I promessi sposi mostrano la lunga epopea di due cittadini popolani italiani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella che – in procinto di sposarsi – vengono ostacolati dalla brama di possesso di Don Rodrigo (un despota spagnolo) che comanda con un gruppo di spietati bravi la regione.
I due saranno costretti a dividersi e incontreranno una serie di vicissitudini dove la peste sarà il giudice ultimo capace di condannare o liberare definitivamente l’essere umano dalle proprie colpe con l’aiuto, anche della ‘grazia divina’ e della celebre ‘misericordia’.
Alessandro Manzoni scrive, con I promessi sposi, pagine immortali della nostra letteratura e permette la nascita di una nostra cultura nazionale letteraria.
Ludovica Cassano