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Sinossi:
“Il corpo iniziò lentamente a perdere consistenza, a mescolarsi con la polvere, con i panni abbandonati in
terra, con il passato. Tutto sembrava volersi fermare.Impedire la vita. Avevo l’impressione che la casa fosse disabitata da secoli. Un rudere. Solo il corridoio era sopravvissuto al tempo, animato da quel soffio che veniva dal deserto, che sapeva di sabbia e di rimpianto. Un canale fra i mondi, le stagioni, i cieli. Il passatoe il presente si intrecciavano senza fatica, indisturbati. Era il regno di Mamà.”
Cosa si cela e cosa si trasmette nella discendenza femminile? Come possono le donne risalire, senza rimanervi impigliate, a quella eredità di condizionamenti che Jung chiama “il potere di ieri” e le tradizioni orientali identificano come il “cielo anteriore”? E come portare in salvo il desiderio femminile quando l’apprendistato che lo fonda, socialmente e storicamente, è improntato alla dipendenza, alla mortificazione, al silenzio e all’abbandono? A queste domande il romanzo Donne di polvere risponde con una immersione “corpo a corpo” nelle inibizioni e nelle risorse, nei crolli psichici e nei colpi d’ala creativi che da una antenata immaginaria giungono, di madre in figlia e da una generazione all’altra, fino al “cielo posteriore”, ai nostri giorni, alla lucida voce di Emma.
Sfondo storico e geografico delle vicende narrate è l’atmosfera delle migrazioni mediterranee tra l’Africa e l’Italia, segnate prima dalla violenza del colonialismo e poi dalla fatica, anonima ed elettivamente femminile, di “fare casa” ogni volta e ogni volta lasciarla per fronteggiare il sopruso e per continuare ad accudire la vita. Un filo rosso resiste, pagina dopo pagina, alle turbolenze di questo lungo viaggio temporale: la prefigurazione di un “cielo nuovo” e una nuova esperienza dell’amore.
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