Un film che dà voce a una delle tematiche più attuali, la violenza di genere in ogni sua forma
L’amore rubato è un film drammatico del 2016 diretto da Irish Braschi, tratto dall’omonima raccolta di Dacia Maraini, racconta la storia di cinque donne diverse tra loro, per età e contesto sociale, ma con una cosa in comune: l’esperienza di un amore possessivo che sfocia in varie forme di violenza.
Nell’intervista che segue c’è il racconto di una delle protagoniste, Chiara Mastalli, che ha interpretato il ruolo di Alessandra, una giovane donna di umili condizioni che vive nei palazzoni della periferia romana insieme alla nonna e al fratello più piccolo.
Alessandra fa le pulizie in una piscina ed è proprio lì che subirà una violenza da parte del suo datore di lavoro.
M.L.: Salve Chiara, lei ha preso parte a molti progetti televisivi e cinematografici con tematiche importanti, tra cui il film “L’amore rubato”. Cosa ha pensato quando le è stato proposto di interpretare il ruolo di Alessandra.
C.M.: “Mi ricordo veramente con grande piacere il progetto, ma anche quello che è avvenuto prima, ossia l’incontro con Irish Braschi, quando mi hanno raccontato del progetto.
Ho subito pensato che si trattasse di un qualcosa di molto forte. Ero entusiasta ma anche molto spaventata, perché il mio più grande cruccio è quello di dare verità ai personaggi e interpretare una donna con quel tipo di storia e di drammaticità mi faceva male. Avevo paura di non essere in grado di rendere quella verità, quelle sfumature e quelle emozioni che servivano per interpretare il personaggio”.
M.L.: Il film è uscito nel 2016 ma resta ancora oggi una produzione attuale. Secondolei, perché, a distanza di anni, il tema della violenza sulle donne resta così attuale?
C.M.: “Il film è uscito nel 2016, ma rimane attuale perché è attuale la violenza in generale. Nel 2024 ci sono tante guerre, quindi violenze infinite, e ci rimette sempre chi è più fragile, chi è più debole. Non è solo questione di donne, ma si tratta di un tema attuale. Ogni giorno ci sono femminicidi. Credo che se ne parli troppo quando succede, ma troppo poco prima, nelle scuole, tra i ragazzi, nei posti in cui si socializza. Si parla un po’ troppo di cose superficiali e molto poco di discussioni con temi importanti.
Nel mio piccolo, sono molto spaventata. Ho due figli maschi e ogni volta dico loro che devono imparare a rispettare le donne e gli altri.
M.L.: Nel suo mondo ad oggi, esistono ancora discriminazioni nei confronti del sesso femminile?
C.M.: “Le discriminazioni esistono ovunque, in tutti i campi, nei confronti di tutti i sessi e di tutte le razze.
Il fulcro è parlare dell’accettazione di se stessi e del diverso da sé, quindi si esistono”.
M.L.: C’è qualcosa che porta ancora dentro di questa produzione? O qualcosa che vuole aggiungere?
C.M.: “Mi sento di ringraziare Maite Bulgari Carpio, che ha prodotto questo contenuto.
Credo che ci sia bisogno di molte più cose di questo tipo. Spero che se ne inizi a parlare molto prima e molto di più per cercare di ricostruire un tessuto sociale che si è andato un po’ a perdere anche forse per il lockdown. Molti ragazzi hanno perso la voglia di condividere e di confrontarsi con gli altri, quindi se ne dovrebbe parlare più prima rispetto a parlarne dopo, quando è già successo
Martina Luciani