L’inizio della scuola poetica siciliana

Quando pensiamo alle basi della nostra meravigliosa lingua – la lingua italiana – non possiamo prescindere dal ricordare la fondamentale importanza che ha rivestito la lirica siciliana nel periodo compreso tra il 1230 ed il 1266.

I poeti siciliani si ispirarono, a loro volta, alla lirica provenzale (in particolare) ed oitanica già introdotte e spopolate nelle corti soprattutto del Nord Italia. Quando si parla di Italia, logicamente, non si parla in questo contesto storico all’idea di stato-nazione che verrà dopo ma solo ad una idea di sommario confine geografico che richiama alle lingue italiche. Una lirica strettamente legata alle sorti della figura imperiale di Federico II prima e di Manfredi (il figlio) e proprio alla morte di quest’ultimo (avvenuta nel 1266) la lirica cessa di esistere ma ha ormai già gettato i semi di una tradizione che subirà delle modifiche ma che rimarrà viva in quella che è ricordata come lirica italiana.

Accenni storici per introdurre la scuola apoetica siciliana 

Siamo nel Medioevo, periodo buio e fortemente impregnato di religiosità, ed il nostro attuale stivale è diviso in molte realtà politiche fortemente instabili e mosse da un perenne ricerca di accordi per garantirsi la sopravvivenza. Sono anni in cui nemmeno un imperatore può dirsi sicuro e che la minaccia di vedersi attaccato è sempre molto pressante. In questo scenario la reggenza di un vasto territorio italico è governata dalle effigie Normanno-Sveve di Federico II. Imperatore incoronato dal papa ma che, da questi, verrà successivamente scomunicato perché lo Stato Pontificio iniziava a temere troppo la pressante presenza imperiale al centro e sud dei suoi confini.

Federico II, però, vuole affermare la propria grandezza e la potenza del suo impero e vuole farlo anche sul campo di combattimento della cultura; questi è stato educato proprio dal Papa dopo la morte – in tenerissima età – del padre e della madre. Proprio per questo motivo promuove un forte rinnovamento culturale nel suo regno: nel 1224 fonda l’università Federico II di Napoli e aveva già istituito una scuola di medicina per poter praticare questa importantissima arte nel regno. La sua corte diventa un vero e proprio faro di cultura e qui decide di sperimentare una nuova lirica composta – per la prima volta – proprio con la lingua siciliana, la lingua del suo regno, la lingua che avrebbe celebrato la sua grandezza.

 Giacomo da Lentini un rappresentante illustre della lirica siciliana

Proprio tra le personalità più importanti tra le fila della scuola poetica siciliana va annoverato colui al quale è stato attribuito, putativamente, il ruolo di caposcuola della lirica siciliana. Si tratta del siciliano Giacomo da Lentini, anche soprannominato il Notaio (per la formazione accademica ed il suo ruolo tecnico a corte). Giacomo è stato il primo a comporre lirica siciliana e sempre alla sua persona è attribuita la paternità del sonetto (che sarà celebrato da Dante e dagli Stilnovisti e caratterizzato da due quartine e due terzine composto da versi endecasillabi). La fama ed il prestigio del Notaio da Lentini è anche segnalato in due dei più antichi manoscritti sui quali la critica italiana più importante ha formulato la propria teoria dell’originale perduto (pensiamo a Panvini, Contini ed Antonelli) ed al loro apporto allo studio della lirica di questo periodo. nei manoscritti storici Giacomo da Lentini è in testa alla sezione dedicata alla poetica siciliana e questo non è un caso.

Certo le liriche siciliane che arrivarono a Dante e poi agli altri stilnovisti non furono le versioni originali ma, a loro volta, ricopiate da copisti toscani (per la maggior parte) al punto da arrivargli già fortemente alterati nella composizione in modo da essere maggiormente comprensibili per i loro lettori.

Resta una scuola che ha tramandato la lirica d’amore ispirata, nelle tematiche, alla precedente lirica provenzale francese. Si sa per certo, infatti, che Giacomo ebbe tra le mani un manoscritto dato in dono all’Imperatore proprio dai da Romano che avevano ospitato trovatori provenzali nelle loro corti.

Quindi la letteratura, anzi in questo caso la lirica, fa da collegamento tra popoli di lingue differenti e lega dove la politica ed il potere sembrano voler dividere. Consiglio, tra tante liriche stupende, la lettura di Madonna dir vo voglio di Giacomo da Lentini.

Per appronfondire: Poetica siciliana

Ludovica Cassano

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