Una manifestazione intesa come il radunarsi di persone che protestano a favore di una causa comune accompagnata al manifestarsi di percorsi di maturazione personale che i personaggi compiono lungo la storia
Andrea Costa nasce a Roma nel 1965 a Roma, dove vive. Nel 2005 ha pubblicato la raccolta di racconti “Giri di giostra” e nel 2011 il romanzo breve “Il lunedì i barbieri sono chiusi”. Nel 2016 esce un volume che raccoglie i post apparsi sul blog “Appunti – Riflessioni da condividere” dal 2005 al 2014. Nel 2025 viene pubblicato il romanzo “Manifestazione”.
M.L.: Da dove nasce l’esigenza di scrivere?
A.C.: “Sarebbe come chiedere a un uccello perché vola. Se nasci con delle piccole ali, per quanto piccole e fragili possano essere, non riesci a non usarle.
Soprattutto se la genetica ti ha dotato anche di un carattere tendenzialmente schivo che ti frena dal condividere con gli altri la tua interiorità. Avendo un gran bisogno di comunicare, scoprii che scrivere poteva essere una buona alternativa e iniziai a utilizzare il mio piccolo paio di ali in dotazione.
Ho ancora i quaderni con i miei primi informi abbozzi di romanzi, poi interrotti di colpo come una strada senza uscita. Ma mi sono serviti per affezionarmi all’idea di me scrittore. Finché, incoraggiato dai riscontri positivi che man mano ricevevo, ho messo giù cose sempre più articolate fino al traguardo di questo primo romanzo.”
M.L.: Come descriverebbe il suo genere letterario?
A.C.: “Non amo ricondurre quello che scrivo ad un genere. Non è certamente Fantascienza o Fantasy, né tantomeno scrivo Gialli o Thriller. Se devo in qualche modo catalogarmi, parlerei piuttosto di Realismo magico. Faccio narrativa semplice, quasi minimalista, che ricorre talvolta ad episodi di surrealismo.
Amo la letteratura classica di Balzac e Hugo, ma anche Steinbeck, De Lillo e Coe; fra gli italiani, Moravia, Landolfi e, su tutti, Maggiani”.
M.L.: Da dove prende ispirazione per i suoi libri?
A.C.: “Come scrissi una volta in una prefazione, il segreto del vivere si nasconde in qualcosa che afferriamo per un istante, ma che non tratteniamo. Ecco, tendo ad ispirarmi a occasionali rivelazioni, epifanie che mi capitano all’improvviso durante la vita quotidiana. Gesti, frasi, volti, situazioni che penso meritino di essere valorizzate e poste al centro di una bella storia. Non perdo mai di vista la trama, che secondo me è essenziale per non annoiare chi legge. Odio annoiarmi quando leggo. Bandisco quindi la noia dai capitoli dei miei libri, lasciando però che l’idea, l’origine della storia, resti sempre vivida sullo sfondo. Per essere profondo un libro non deve risultare necessariamente lento e noioso”.
M.L.: Il titolo allude a una manifestazione, c’è altro dietro questo?
A.C.: “Sì, è un libro sul “manifestarsi”. La manifestazione intesa come il radunarsi di persone che protestano a favore di una causa comune, si accompagna al manifestarsi di percorsi di maturazione personale che i personaggi compiono lungo la storia. Una manifestazione sociale che induce delle manifestazioni interiori e individuali.
Il titolo del libro non è farina del mio sacco, ma quando me l’hanno suggerito – è stata un’idea di una cara amica – l’ho trovato perfetto nel modo in cui sintetizza le varie componenti che volevo esprimere quando ho messo insieme idee e trama. La manifestazione che si svolge su piani diversi e con differenti gradi di consapevolezza”.
M.L.: Nella copertina troviamo una pala, che significato assume all’interno del libro?
A.C.: “Anche qui rendo merito a chi mi ha suggerito di inserire questa vanga nell’immagine di copertina. Senza spoilerare l’episodio in questione, appunto uno di quegli episodi magici cui accennavo prima, posso dire che questo attrezzo così ancestrale è per me l’immagine di qualcosa che va nel profondo della terra, che porta alla luce radici e nutrimento. Ed è in fondo quello che fanno i protagonisti di questa storia, nel momento in cui partono per un viaggio alla ricerca di giustizia e della propria viva interiorità”.
M.L.: Cosa vuole trasmettere al lettore, in particolare con questo romanzo?
A.C.: “Mi piacerebbe idealmente che facessimo tutti un passo indietro per recuperare un pieno rispetto dei valori umani e del prossimo, cose che secondo me sono passate troppo in secondo piano, sotto la spinta frenetica della ricerca di benessere, fama, ammirazione e, soprattutto, di gratificazioni materiali. Con il libro cerco di esaltare l’idea di un ritorno alla semplicità dei valori di base e di una regressione dell’egocentrismo che vedo imperare nella nostra società contemporanea”.
M.L.: Ha incontrato difficoltà durante la realizzazione del libro?
A.C.: “La vera difficoltà è stata quella di cimentarsi per la prima volta con un romanzo. Dopo tanti racconti più o meno articolati, confrontarsi con uno sviluppo della trama sulla lunghezza media di un romanzo mi ha richiesto un discreto adattamento del metodo di lavoro. Soprattutto perché il mio quotidiano è ovviamente fatto anche dei normali impegni che occupano la vita di uno scrittore cosiddetto emergente: famiglia, lavoro, sentimenti. È stato quindi un lavoro sviluppatosi su un arco temporale di più anni, culminato poi nelle normali revisioni editoriali. Mai come in questo caso la preziosa dose di ispirazione è stata accompagnata da un’abbondante traspirazione, per dirla alla Thomas Edison”.
M.L.: I social media svolgono un ruolo importante nel suo libro?
A.C.: “Questo libro dedica una specifica rilevanza al tema dei social media. La storia che racconto si svolge sullo sfondo di una società fortemente organizzata sui moderni metodi di comunicazione, i social network in primis. Volevo che si cogliesse la potenza che tali strumenti presenti sul web garantiscono alla diffusione di idee o argomenti di protesta.
Personalmente sono favorevole alla diffusione di questi canali di comunicazione, che se usati nel modo corretto permettono un’immediata circolazione delle informazioni e più agevoli modalità di aggregazione delle diverse comunità.
Forse questo può spaventare, ma il progresso non può essere arrestato. Va solo incanalato affinché sia effettivamente al servizio del benessere collettivo e non divenga strumentale alla prevaricazione o agli abusi di libertà individuale a danno di quella degli altri”.
M.L.: Cosa ci attenderemo da lei dopo questo romanzo?
A.C.: “Anche se più persone mi hanno chiesto un seguito di Manifestazione, sto lavorando a un romanzo di tipo diverso, centrato sull’ambizione e sui fiori. Vediamo dove mi condurrà.”