È ufficiale, Netflix ha vinto una delle sfide più difficili di sempre nella produzione in ambito serie TV producendo e trasmettendo un prodotto audace e riuscito.
Si tratta della trasposizione su schermo del celebre romanzo di Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine; un romanzo che valse allo scrittore colombiano un Nobel alla Letteratura oltre che la consacrazione sia come scrittore che come inventore del cosiddetto realismo magico.
Già perché quest’opera è una visione dove si mescolano – trame sottili ed intricate – sia la componente realista che quella della finzione (immaginiamo la forte personificazione delle visioni e della morte che ritorna e, a volte, perseguita) che è tipica del mondo della magia, della preveggenza o della cartomanzia (a citarne alcune).
Cent’anni di solitudine, in breve
Il romanzo Cent’anni di solitudine è un’opera imponente poiché tratta di una famiglia ed inizia con la fondazione della cittadina di Macondo (inventata) nella foresta e vicina al mare e degli avvenimenti che caratterizzeranno la famiglia Buendía: si inizia con la storia di José Arcadio Buendía, e sua moglie (e cugina di primo grado) Ursula Iguarán, poi sarà la volta dei loro figli (il primogenito José Arcadio, il secondogenito Aureliano e la figlia Amaranta). La trama parla dei sentimenti dei protagonisti che si intrecciano alla descrizione del progresso che arriva a Macondo e che, progressivamente, ne altera irrimediabilmente la purezza originale. Infatti, a Macondo non si litigava, non c’era bisogno di applicare la legge e non si moriva ma, poi, tutto si normalizza secondo gli standard che noi conosciamo.
Si tratta di una trama complessa ma anche ciclica nella sua manifestazione poiché, in fondo, tutti i personaggi cercano di migliorarsi e reagiscono alle cose della vita in modo più o meno positivo.
Arriverà la religione e la politica e tutto cambia!
Cent’anni di solitudine su schermo
La serie TV si divide in due parti. Attualmente in onda la parte prima composta da 8 episodi che hanno una durata compresa tra i 54’ ed i 65’ (circa). Si tratta di 8 minifilm che mostrano elementi cruciali della complessa epopea familiare dei Buendía. Non sappiamo ancora quando verrà trasmessa la seconda parte ma non si parla di tempi titanici.
Si parlava già da tempo di questa scelta da parte di Netflix ma tutto era rimasto segretamente circoscritto al mondo dei rumors legati ai film ed alle serie tv. Insomma, tutto possibile ma nulla di certo. Invece Netflix ha realizzato un’opera mirabile che viene già etichettata come “un’ossessione”.
Occorre ammettere che la scelta di utilizzare attori autoctoni (estremamente bravi) e l’utilizzo pressoché perfetto di locations e luci ha realizzato ore di visione mai pesanti e, anzi, affascinanti e coinvolgenti.
La regia di Cent’anni di solitudine è stata affidata ad Alex Garcìa Lopez e Laura Mora Ortega che hanno adattato (in modo maniacalmente fedele l’opera dopo aver avuto la cessione dei diritti da parte dei figli dello scrittore, Rodrigo Garcìa e Gonzalo Garcìa Barcha).
Cent’anni di solitudine è una serie TV che va assolutamente vista perché potentissima da un punto di vista narrativo e contenutistico oltre ad essere un’opera immortale poiché, a suo modo, ancora attuale.
Ludovica Cassano