Gianni Celati, all’anagrafe Giovanni Celati, nasce a Sondrio nel 1933. È stato uno degli uomini devoto alle lettere tra i più visionari e aperti che il nostro Paese abbia avuto la chance di annoverare.
Sin da giovane trova una naturale predisposizione verso la lettura di classici italiani e non solo; infatti si appassionerà anche alla lettura di autori in lingua anglofona quali – tra gli altri – James Joyce per il quale nutrirà una sorta di vera e propria ossessione. Proprio l’Ulisse di Joyce diventa un mezzo per scoprire i segreti della lingua inglese e sarà uno dei progetti che gli impiegherà moltissimo tempo e dedizione. Scopriamo questa sua “ossessione” proprio dalle parole di Nunzia Palmieri, una saggista e critica italiana molto
famosa, che si occuperà – tra gli altri – anche di un quasi sconosciuto Gianni Celati.
In un suo saggio contenuto nel manuale dal titolo Gianni Celati (edito Quodlibet) la Palmieri ci parla di un Celati che avrebbe perso settimane e settimane su una M di inizio capitolo di una copia vintage dell’Ulisse di Joyce. Una lettera che gli avrebbe fatto arrovellare il cervello a lungo per poi scoprire che si trattava di un semplice refuso di stampa. Un esempio della meticolosità, quasi morbosa, che il devoto Celati avrebbe avuto nei confronti del capolavoro di Joyce.
In quel periodo Celati viveva in Inghilterra perché più facile comprare casa rispetto all’Italia e perché voleva imparare a scrivere e diventare giornalista in una testata giornalistica britannica. Per questo studiava e leggeva molto in lingua inglese e grazie a ciò conosce l’Ulisse e decide di tradurlo.
Ma Celati era molto di più di un semplice traduttore; viveva in Inghilterra per aver vinto un dottorato. Riavvolgendo di poco il nastro della sua vita possiamo dire che, dopo aver conseguito la laurea al DAMS all’Università di Bologna, ha iniziato a tradurre alcuni autori dal francese e dall’inglese. In quel periodo (siamo negli anni Sessanta e Settanta) iniziano a prendere piede studi sempre più approfonditi di semiotica e linguistica; proprio queste materie attrarranno enormemente l’universitario Celati. In un seminario a Urbino sulla semiologia francese incontrerà quello che sarà destinato a diventare suo mentore e amico Italo Calvino.
Celati e Calvino. Più di una collaborazione intellettuale
Proprio Italo Calvino lo esorterà a pubblicare – spingendolo ripetutamente a terminare la scrittura – quella che diventerà la sua prima opera e che avrà il titolo Comiche.
Come nasce Comiche?
Come ogni cosa appartenente la vita di Celati dobbiamo dire che è avvolto da una certa vena di magia: sembrerebbe che ancora molto giovane e lontanissimo dall’idea di scrivere e pubblicare; Gianni Celati abbia ricevuto da un suo amico psichiatra impegnato in un manicomio a Pesaro una serie di pagine scritte da un paziente della stessa clinica. Si trattava di un uomo colto che riportava una sorta di diario con aggiunte note manicomiali dettagliate tipo rubrica … il tutto scritto in un modo disordinato perché frutto della mente di una persona affetta da forti manie di persecuzione.
Celati le avrebbe lette e riposte in una parte della propria memoria, lasciandole lì.
Solo in seguito al servizio di leva e all’aver contratto l’epatite virale, quindi costretto alla quarantena a casa; a quel punto sarebbero ritornate prepotentemente questi scritti e avrebbe iniziato a leggerli e rileggerli. Più ci si addentrava e più ne rimaneva affascinato perché pian piano stava iniziando a vivere e pensare come se fosse proprio quel paziente (probabilmente morto a quel tempo). Così iniziò a scrivere a macchina quelle che saranno alcune pagine di Comiche.
Il rapporto con Calvino divenne assidua, i due si sentivano molto spesso telefonicamente e si incontravano in Inghilterra (dove viveva Celati), a Parigi (dove viveva Calvino) o in Italia, a Torino, quando Calvino andava fisicamente in Einaudi. A circa un mese e mezzo dalla morte improvvisa di Italo Calvino celati disse “per la prima volta non potrò inviare a Italo le cose che ho scritto!” facendo intuire il dolore e il rapporto di stima umana e intellettuale – una vera e propria amicizia – tra i due.
In breve su Comiche di Gianni Celati
Il protagonista era anch’esso un pazzo ospite di una clinica, pensione… affetto da manie di persecuzione e visioni, all’epoca senza nome (poi diventerà Otero Aloysio). Di lui sappiamo che era un maestro perseguitato da altri 3 maestri e da una serie di figure dai tratti fortemente marcati – ospiti e impiegati nella stessa struttura – che cercano di distoglierlo dalla sua principale attività: Otero sta scrivendo un diario.
Celati scrive in modo confuso, sgrammaticato, usando un modo di pensare che è tipico di un uomo disturbato, di un diverso, di un pazzo – appunto! Lo fa senza pensare alla pubblicazione ma quando Spatola (per caso a casa sua) ne legge alcune pagine e gli consiglia di pubblicarle e poi quando lo stesso Calvino spinge per la pubblicazione; Celati un po’ braccato li asseconda. Già perché nonostante tutti gli stessero proponendo una pubblicazione sembrava fosse restio; parliamo di Spatola (membro del Gruppo 63 molto attivo e famoso in quel periodo) e di Italo Calvino che era già uno scrittore molto famoso e prolifico.
Celati dirà che non avrebbe voluto pubblicare Comiche perché si chiedeva a chi potesse piacere un’opera di quel tipo: così diversa e strana!
Meno male che non si lasciò convincere e che Comiche venne alla luce nel 1971 perché abbiamo la possibilità di leggere un Gianni Celati diverso da tutto ciò che lo aveva preceduto, abbiamo avuto la possibilità di scorrere tra delle pagine davvero uniche nel loro genere. Pagine di un vero e proprio visionario!
Ludovica Cassano