I racconti e le favole sono molto più di semplici storie: sono chiavi che aprono porte verso mondi fantastici: la loro bellezza risiede nella loro capacità di parlare al cuore, con parole semplici ma ricche di significato. Ogni racconto è un viaggio che stimola la fantasia, incoraggia la curiosità e aiuta a comprendere il mondo che ci circonda.
Per questo abbiamo deciso di intervistare Anya Maze, autrice del libro “Storie Bizzarre per una Buonanotte Fantastica”.
Nell’introduzione del libro lei racconta che le storie narrate sono nate “quasi per gioco”, come frutto di un’espediente per raggiungere la “leggerezza d’animo”. Crede, dunque, nel potere catartico dell’arte?
Sicuramente sì, il racconto può veicolare dei messaggi molto importanti e con toni diversi. Grazie al racconto o all’ascolto di una storia si riesce anche a passare da uno stato di dolore, perdita, ansia o lutto a uno stato più positivo. Viaggiare con la fantasia permette di crescere e soprattutto di tornare ad avere una speranza.
Il libro è curato attentamente anche dal punto di vista grafico, ogni storia, infatti, è accompagnata da disegni o da immagini create con le parole stesse. Può raccontarci da dove nasce questa scelta?
Grazie, ci abbiamo lavorato molto. Alcune immagini sono state realizzate da me tanti anni fa e alcune più di recente grazie all’aiuto dell’intelligenza artificiale. Ho scelto un’impaginazione grafica che giochi con il concetto di riempire e svuotare, togliere e colmare. Infatti, già nella prima pagina della prima storia, vediamo subito un grande rettangolo vuoto che lascia lo spazio per essere colmato dalle pagine, è come gioco, un dialogo tra le immagini. Il filo rosso è sempre svuotare e colmare, l’immagine è lì per dare un supporto al racconto. Nella “La tovaglia preziosa”, ad esempio, nel testo vi sono tanti blocchetti di testo irregolari che piano piano ti rendi conto in qualche modo vanno a creare una tovaglia, è un accompagnamento alla storia.
Crede che le sue origini abbiano influenzato la sua scrittura? Pensando magari anche ai racconti che le venivano narrati da bambina.
Tanto è stato influenzato dai libri che ho letto da bambina, leggevo molti libri fantasy. Leggevo anche molte fiabe russe in cui veniva narrato il viaggio dell’eroe, racconti in cui si attraversavano le difficoltà e grazie ad un percorso di crescita si arrivava ad un lieto fine. Sicuramente queste storie sono state per me fonte di ispirazione. Uno dei miei libri preferiti era il Mago di Oz; quindi, l’elemento magico e l’uso di alcune parole sono dei riferimenti a quel mondo, così come la crescita.
Lei parla molte lingue, pensa che questo possa stimolare la fantasia e la creatività?
Ci sono delle parole che erroneamente introduco nell’italiano e poi mi rendo conto che vengono dal francese o dallo spagnolo. Sicuramente, quindi, ci sono delle influenze derivanti anche da questo, tanto è vero che parlare più lingue sviluppa anche la personalità, anzi è quasi come se avessi più personalità quando parli più lingue. Mi rendo conto che in base alla lingua cambio anche registro; quando parlo russo, ad esempio, penso alla mia infanzia e mi rendo conto che il mio parlare è più spensierato, più giocoso e colorito, mentre il mio italiano è un linguaggio più adulto. Direi, quindi, che il parlare più lingue influenza sia la personalità che la creatività.
Sebbene ogni storia veicoli un messaggio che lei stessa esplicita nell’indice del libro, temi ricorrenti delle sue storie sono la solidarietà e l’empatia, sono questi per lei i valori più importanti da trasmettere?
La solidarietà e, ancor di più, l’empatia, sono valori per me importanti. Il messaggio più importante che volevo trasmettere, però, è la possibilità di affrontare lo sconforto, superarlo e arrivare ad una nuova serenità, superare il dolore e tornare ad avere speranza. Questo messaggio è rivolto sia ai bambini, ma anche agli adulti che vogliono ritrovare il loro lato fanciullesco.
Quale è la sua storia preferita e perché?
La mia preferita in assoluto è “La tovaglia preziosa”, c’è molto di me in ogni storia ma in questa in particolare c’è molto di me, ovviamente i nomi di luoghi e persone sono surreali ma è una storia a cui mi connetto particolarmente ed è un racconto personale. Uno dei personaggi rivive il ricordo di suo nonno e anche io l’ho raccontata pensando al mio. Ricordo proprio il setting mentale di quando ho scritto il racconto e ci ho lavorato su, mi ha accompagnata per tanto tempo e credo che abbia anche un bel potenziale.
Pensa di scrivere una seconda raccolta di storie della buonanotte? Ha già un nuovo progetto di scrittura?
Mi piacerebbe molto, c’è qualche storia che non ho incluso e che è ancora rimasta indefinita. Ho anche pensato di lavorarci su per includerle, ma poi ho capito che per me era importante restare fedele all’idea originaria di scegliere sette storie, una per ogni sera della settimana. Sicuramente valuterò di scrivere una nuova raccolta, ma in questo periodo sto lavorando a un racconto unico breve, una biografia sotto forma di lettere.
Eleonora