Lost Generation – Fiesta (The sun also rises)

Fiesta è un romanzo scritto dal celebre scrittore americano Ernest Hemingway e pubblicato nel 1926. Si tratta di un’opera che ebbe una grande risonanza sin dalla sua pubblicazione tanto da generare una eco importante intorno alla figura dello stesso scrittore.

Si tratta di un romanzo a tratti autobiografico dello scrittore statunitense durante la sua esperienza di vita europea a ridosso della Prima Guerra Mondiale e dell’immediato dopoguerra come giornalista.

Esempio di quella che Geltrude Stein definì come Lost Generation (Generazione Perduta), ovvero quella enorme quantità di giovani uomini e donne che avevano avuto circa 18 anni durante la Grande Guerra, che l’avevano combattuta, vissuta e sofferta e dalla quale ne erano stati drammaticamente segnati.

Cosa c’è della Lost Generation in questo romanzo?

Hemingway riesce perfettamente a descrivere, in questo romanzo, Fiesta, l’inadeguatezza esistenziale della Generazione Perduta alla quale drammaticamente appartiene egli stesso. Riesce perché ne mostra la completa disillusione mista ad un certo disfattismo.

I suoi protagonisti sono giovani americani rimasti in Europa dopo la Guerra; la Guerra, però, non viene quasi mai menzionata come se non ci fosse mai stata eppure è ben presente nell’ingurgitare – per esempio – senza alcuna misura bicchieri e bicchieri di alcool accompagnati da sigari e sigarette. Questo è lo stile di vita di una generazione che, pur non rendendosene realmente conto, ha perso la propria consistenza e umanità e si è assopito come se fosse già morta nello spirito.

 Ernest Hemingway e Fiesta

Lo scrittore americano si dice abbia composto questo romanzo in circa 8 settimane in una sorta di delirio creativo generato, conoscendo la biografia dello stesso, da una enorme quantità di alcool.

Fiesta risulta un romanzo essenziale nell’emotività come, d’altronde, anche lo stesso autore ne aveva mostrato la deriva nella propria vita personale; romanzo che celebra la sua avventura europea vissuta come volontario autista di ambulanze nella Grande Guerra sul fronte italiano. A due passi dalla tragedia di Caporetto, vede la vita della trincea e si consolida in lui la certezza che la vita vissuta sia quella al limite perché tutto il resto una sorta di continuo dormiveglia, una mera sopravvivenza.

L’Europa diventa lo scenario perfetto per celebrare il suo personalissimo mito del machismo che si vede a partire dal Libro II del romanzo Fiesta quando alcuni di questi amici americani (tra i quali anche Jake Barnes, alter ego di Hemingway nella trama) vanno a fare un viaggio in Spagna, a Pamplona. I suoi protagonisti sono tutti menomati: dalla menomazione emotiva a quella fisica che ne impediscono una vita realmente e profondamente vissuta.

Pillole della Lost Generation attraverso le pagine di Fiesta

Il romanzo si divide in Libro I, II, e III per un totale di 19 capitoli.

Nel Libro I abbiamo la presentazione di questo gruppo di americani che vivono a Parigi; alcuni di loro con un lavoro vero e proprio come il protagonista (Jake) che è un giornalista ma altri semplicemente vivendo di rendita. La loro vita parigina si sviluppa attraverso una serata danzante ed alcolica con poche chiacchere, il più delle volte dimenticate poco dopo perché prodotte nell’oblio dell’alcool.

Il Libro II si apre con i preparativi del loro viaggio in Spagna; per alcuni una tappa fissa per pescare e vedere le corride ma per altri risulta essere un vero e proprio viaggio formativo. Il rapporto tra i bullfighters (toreri) e i bulls (tori) è un altro momento di catarsi dell’autore rispetto alla guerra oltre ad essere una sorta di inno alla vita: Hemingway vede nella lotta nell’arena una celebrazione dell’uomo che sfida la morte e, in questo senso, celebra al massimo la propria vita.

Il Libro III conclude la narrazione ma per comprendere a pieno la storia e l’importanza che questo romanzo ha avuto nella cultura anglo-americana ho solo da consigliarvi questa lettura che sarà piacevole e scorrevole.

 

Ludovica Cassano

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