Maleficent: il vero amore non è quello che ci si aspetta

Intrecci e particolarità di un capolavoro che ha già 10 anni

Ben 10 anni fa usciva al cinema Maleficent.
La pellicola è finalmente disponibile in piattaforma.
Come Grand Budapest Hotel, è nel catalogo di Disney+.
Visionario.
Un prodotto cinematografico davvero singolare, come altrettanto singolare è stata la scelta della
Disney di rimettere mano a un classico fiabesco da sempre molto caro a diverse generazioni.
Prendendo le mosse da “La bella addormentata nel bosco”, il film sembra subito avere un intento
revisionista.
È, con la pazienza e pacatezza della voce narrante, sicuro di poter smentire “un’antica leggenda”,
offrendo la reale versione della storia, indirizzando lo spettatore ad aspettarsi un qualcosa di
assolutamente inedito.
È quello che effettivamente accade.
È completamente superata la dicotomia buono-cattivo. In tutto il film il rapporto bene-male è
assolutamente ribaltato. Messaggio molto veemente è che non esista il male supremo, il male fine a
sé stesso o la malvagità gratuita: il male nasce dal male, nasce da qualcosa di accaduto. Il passato è
sempre causa e padre del futuro, il presente è solo uno strumento, un collegamento tra prima e dopo.
Così, il comportamento maligno di “Malefica”, per anni bollata come “strega cattiva”, assume un
connotato quasi comprensibile, assurge a una dimensione più umana, figlio di un tradimento da lei
patito.
La recisione delle sue ali, fonti del suo potere e del suo predominio magico sugli umani, da parte del
suo innamorato Stefano, che per questo ottiene la corona, la investe di un male, inumano, che
scaturisce nella sua vendetta e nel maleficio che tutti conosciamo. Una vendetta molto crudele, tale
da investire la figlia del re: innocente, immacolata, inconsapevole.
Qui sta il vero ribaltamento narrativo: colei che maledice un infante, diventa colei che lo protegge.
È presente, senza farsi notare, in ogni passo della piccola Aurora.
Dolcemente, mai manifestamente, mentre battibecca comicamente con il suo fido servitore “Fosco”,
consapevole della bontà della sua padrona. Pian piano si comprende il vero ruolo di Malefica,
specie dopo essersi mostrata ad Aurora: è lei la madre che la piccola principessa non ha mai potuto
conoscere, lei la causa del suo necessario esilio dal castello, lei l’essenza protettrice di un male da
lei stesso procurato. Un amore materno che la persuade nel tentare di distruggere l’incantesimo da
lei stessa lanciato. Tentativo fallito, perché “la principessa sarà destata solo dal bacio del vero
amore”. E quando il bacio del presunto vero amore, quello uomo-donna, non ha il potere di destarla,
il colpo di scena, dove è proprio il bacio della strega riabilitata, carnefice e vittima del suo stesso
maleficio, che sveglia la principessa.
Non c’è amore più vero di quello di una madre verso una figlia.
Chiunque può avere delle colpe, ma chiunque può riabilitarsi.
Questo il nuovo messaggio della Disney.
In un mondo incantato, dove creature fatate e alberi soldato ci ricordano quanto l’elemento magico
possa farci sognare, a uscire sconfitti sono il cinismo, la sete di potere e il pessimismo.
In questa storia non esistono eroi o antagonisti, non esiste bene contro male, esiste solamente un
concetto di relativismo che viene guidato dall’amore.

Lorenzo Cuzzani

 

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