Oscar Esile in “Un’occasione purtroppo persa”

“Vorrei un mondo dove si privilegia la concretezza alla superficialità”

Oscar Esile, nasce nel mezzo della seconda guerra mondiale nelle colline Bresciane. Già giovanissimo, come molti è costretto all’apprendimento di un lavoro. In gioventù diventa un migrante verso la grande Città lombarda, nel tentativo di costruirsi propria formazione.

Ed ora, con l’esperienza accumulata, cerca di divulgare non per imporre il proprio sapere, bensì per suggerire: proprio come ha fatto lui, apprendendo dai consigli altrui, che lo hanno indirizzato ad una visione diversa della vita.

Oggi, dopo una vita vissuta, sente il dovere di coinvolgere quanti sono alla ricerca di una risposta per dare un senso alla propria esistenza.

M.L.: Lei nasce nel mezzo della seconda guerra mondiale, ad oggi pensa che nascere in quel contesto lei sia servito per scrivere questo libro?

O.E.: “Certamente, tutto quello che uno fa serve per maturare, per arrivare a determinate convinzioni. Penso che nel periodo della guerra si cercasse di maturare prima del tempo anche se all’epoca mancava tutto, per cui si doveva far fronte alla fame, non c’era l’istruzione, non c’era neanche possibilità di sviluppare idee. Inoltre i genitori ci tenevano molto più chiusi, c’era un’altra mentalità ed era diverso anche il rapporto con gli altri; il più piccolo non aveva voce in capitolo.”

M.L.: Lei dice di voler dare una risposta a chi sta cercando un senso della propria esistenza. Cosa intende?

O.E.: “Questo è il discorso di base, chiunque scrive cerca di coinvolgere in quelle che sono le convinzione di ognuno. Io ho portato le mie.

M.L.: Nel libro i riferimenti a Dio sono molti, almeno inizialmente. Come mai ha voluto orientarsi su questo genere?

O.E.: “Sono stato influenzato un po’ da tutto: un po’ dalla mia famiglia e da alcun parenti che fanno parte della Chiesa. Man mano mi sono fatto delle opinioni. Purtroppo molte persone non sono d’accordo. Io semplicemente sono arrivato a queste conclusioni tramite le mie esperienza.

Ho sviluppato le mie idee e ho trovato la mia strada.”

M.L.: Lei nel libro parla anche di superficialità. C’è un modo secondo lei per uscire da questo circolo?

O.E.: “La superficialità fa parte del mondo attuale e tutto questo è spinto anche della televisione e dai media. Fare il pagliaccio attraverso scherzi o cose simili ci porta a vedere il mondo con superficialità e ad affrontare tutto allo stesso modo.

Le persone vivono in maniera troppo superficiale, noi eravamo tenuti più sotto controllo.

Si fanno cose senza sapere cosa si fa, se va bene, se va male, si fa solo per il gusto di farla.”

M.L.: Lei dice che molto spesso le persone non si prendono le proprie responsabilità. Crede che la situazione ad oggi è peggiorata?

O.E.: “Si, oggi tutto è peggiorato, anche a causa dalla tecnologia. Si fanno errori molto più gravi di quelli che facevamo noi. La cultura dovrebbe portare qualcosa di più”.

M.L.: Secondo lei, serve qualcosa in particolare per scrivere?

O.E.: “Una cosa fondamentale sia per la pittura, altra mia grande passione, che per la scrittura è venire a contatto con le persone, il sapersi confrontare.”

M.L.: Con questo libro che cosa vuole trasmettere?

O.E.: “Ho visto che ci sono già due commenti abbastanza indicativi di quello che dovrebbe trasmettere il libro, che dicono di vedere la vita un po’ più seriamente, coscienziosamente così da darvi più solidità.

Questo modo di vivere è anche causato da chi ci guida, che non cerca di migliorare le condizioni altrui, bisogna avere più rispetto per se e per gli altri.

Io cerco di esprimere i miei concetti nel modo più comprensibile possibile.”

Martina Luciani

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